L’ottobre scorso abbiamo partecipato al primo Congresso di ESWA, l’Alleanza Europea per i Diritti dellə Sex Workers. Riportiamo la bellissima testimonianza di Rachele.
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Porterò sempre con me il momento in cui, parlando con G. e L. sulla terrazza dell’hotel, mi sono sentita accolta, parte di qualcosa di grande.
Mi sono sentita figlia di donne che prima di noi hanno partecipato attivamente alla lotta per i diritti di tuttə lə sex worker, come se ci fosse un filo capace di coinvolgere noi più giovani nella stessa lotta.
Sono stati momenti capaci di arrivare dentro il cuore: hanno smosso idee e pensieri e hanno arricchito il mio sguardo sul mondo.
E’ stata un’esperienza unica: ha stravolgere i pensieri e ci ha liberato dal senso di solitudine che spesso proviamo. Fino ad allora non avrei mai pensato di poter conoscere così tantə sex worker: era un sogno che immaginavo sarebbe accaduto tra tantissimi anni.
Conoscerci non solo mi ha fatto sentire meno sola nel mio lavoro, ma ha dato alla mia esperienza di sex worker un valore politico.
Eravamo li tuttə insieme perché abbiamo creduto e continuiamo a credere nel sex work, nei nostri diritti, nella nostra scelta, che appartiene solo a noi e a nessunə altrə.
Mi sono sentita parte di una famiglia, la famiglia che ora da giovane adulta riconosco e a cui scelgo di appartenere. Una famiglia fatta di persone che credono nella diversità e nei diritti che ci spettano. Finalmente ho potuto parlare in modo naturale e spontaneo, senza limitazioni, con persone che fanno il mio stesso lavoro. Ho trovato quel senso di comunità e solidarietà che da tempo cercavo.
Per me è stata una liberazione aver trovato e conosciuto queste persone: il mio lavoro non è più un segreto misterioso ma – almeno per il momento – è parte della mia persona e ne sono orgogliosa.
Ho imparato che tuttə noi siamo persone con un vissuto diverso e che meritiamo di essere ascoltatə. Lə sex worker vogliono e devono essere ascoltate in quanto parte di un sistema che non può continuare a vivere al margine. Ho imparato che anche tra di noi è fondamentale distruggere stereotipi e pregiudizi per capire il sex work. Non possiamo continuare a guardare le cose con uno sguardo unico, abbiamo bisogno di tanti punti di vista.
Dobbiamo diventare luce intensa e viva per illuminare le storie di tuttə noi.
Ho imparato che è importante capire e distinguere il lavoro sessuale dalla tratta. La tratta e lo sfruttamento di persone si chiama violenza, è disumana e crudele. Le persone che sfruttano e che mercificano i corpi sono criminali spesso e volentieri ben mascherati, che decidono e utilizzano le persone a loro favore. Questo è sfruttamento. Il sex work è fatto di mille sfumature, parlarne vuol dire mettersi a tavolino e vederle una a una con la massima sensibilità e non dimenticarsi di nessunə.
Grisélidis Réal nel 1985 dopo aver partecipato a un convegno politico sul sex work scriveva ad un amante:
”A ogni modo ho incontrato delle Puttane da urlo, le grandi eterne Rivoluzionarie, quelle che lavorano davvero, che ci mettono il loro tempo, il cervello, il culo, il cuore, i soldi. Una tedesca, un’ iglese, qualche italiana .Il ventre della rivoluzione siamo noi. Ci siamo subito annusate, amate,riconosciute”.
Leggendo queste parole ho rivisto tuttə noi a Bruxelles, uniti per la stessa causa: coraggiosə, sensibili e convintə che la lotta ai nostri diritti ci riguarda sempre.
Rachele